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- Ultima modifica il Mercoledì, 15 Gennaio 2014 10:25
Heliamphora: un raro genere botanico e carnivoro.
Parte 2.
di Rita Corino
Coltivazione in terrario
Ho speso molte parole sull’habitat in cui cresce il genere Heliamphorapoiché reputo la conoscenza delle condizioni naturali la carta vincente per avere successo con queste rare piante. Crescono in terreni molto poveri sia di materiale che di nutrimenti, terreni quotidianamente colpiti da forti temporali. Se ne deduce che il substrato deve essere povero, molto “sciolto” e ottimamente drenante. Io utilizzo un mix composto dal 30-40% di torba acida di sfagno e 70-60% di perlite con cui riempio un vaso in plastica di dimensioni adeguate alla pianta, quindi formo un ultimo strato di circa un centimetro di sfagno vivo, di cui scriverò più avanti. I vasi sono appoggiati su una grata e non su un sottovaso in modo che non vi sia mai, e ripeto mai, ristagno d’acqua sul fondo del vaso e, di conseguenza, in prossimità delle radici. In natura alcune specie di Heliamphora si ritrovano spesso con l’acqua anche fin quasi all’imboccatura dell’ascidio. Questo è però un comportamento sconsigliato in coltivazione, poiché in natura l’acqua e’ in movimento e anche perché l’acqua sui Tepui è sicuramente a temperatura più fresca, rispetto alle condizioni di un terrario casalingo. Bagno le mie piante solo ed esclusivamente dall’alto, lasciando che l’acqua scoli via dal fondo del vaso e vada a depositarsi sul fondo del terrario, dove fungerà da riserva per mantenere l’umidità all’interno del ternario stesso. Come per le altre mie piante carnivore utilizzo acqua da osmosi inversa.
Vorrei potermi considerare un’esperta in materia di terrari, ma il terrario che uso per le heliamphore mi è stato consigliato e costruito, ed è il mio primo terrario. Quelli che scrivo sono solo pochissimi consigli nati dalla mia personale esperienza. Un terrario per le heliamphore non deve essere una camera stagna in cui l’umidità si stabilizza al 100% per tutta la giornata. In natura non è mai così. Sui Tepui, infatti, soffiano venti che spazzano via l’umidità per ore e di notte questa è maggiore che non di giorno. Non possiamo pretendere di imitare perfettamente la natura, ma bisogna far respirare le nostre piante il più possibile. Si possono attuare molte strategie per creare leggere correnti d’aria all’interno dei terrari, affinché non vi sia ristagno d’aria che porta ad inevitabili marcescenze, soprattutto dell’apparato radicale. Due fori su due pareti opposte del terrario (uno in alto ed uno in basso) possono essere un buon inizio. Occorre anche tenere d’occhio la temperatura massima estiva ed un terrario ben aerato si scalda molto meno. Senza apparecchiature apposite non possiamo pensare di far sperimentare alle nostre piante i 10° C delle notti venezuelane, ma una buona ventilazione aiuta anche a tenere sotto controllo la temperatura. Il mio terrario non scende mai sotto i 20° C e durante le giornate estive più calde supera ogni tanto i 30° C. La luce è fondamentale per far crescere bene piante di Heliamphora. I Tepui sono montagne molto alte dove la luce solare è forte e diretta e le radiazioni ultraviolette sono molto intense. Io utilizzo nel mio terrario 4 neon da 18 watt di cui 2 di tipo bio-lux. La scelta dei neon può essere molto varia e ciascun coltivatore deve fare la propria esperienza. Importante è fornire molta luce alle nostre piante. Le heliamphore mandano molti segnali per farci capire che sono sotto-esposte o che il neon ha ormai esaurito il suo ciclo vitale. Primi fra tutti il colore dell’ascidio, sia all’interno che all’esterno, e il colore dell’opercolo che lo sormonta. Generalmente un rosso intenso indica buone condizioni di luce. L’opercolo ben sviluppato e colorato è un altro ottimo segnale. Al contrario ascidi verdi chiari e “filanti” ci indicano che qualcosa non sta andando troppo bene. Anche la forma dell’ascidio ci aiuta a capire se la luce è corretta. L’opercolo deve essere ben sviluppato oltre che colorato e l’ascidio sottoposto a luce debole presenta apertura allargata ed appiattita, proprio per esporne la maggior parte possibile alla ricerca di luce.
Lo sfagno vivo: non lo reputo affatto necessario per la coltivazione di Heliamphora; anzi, se utilizzato come unico substrato è facile che, all’interno del vaso, marcisca a danno dell’apparato radicale. Ho iniziato ad usarlo nel primo vaso che ho preparato per la mia prima pianta e solo sulla superficie perché così avevo visto fare. Per quanto ho potuto constatare, quando è disposto solo sulla superficie del vaso non fa danni, probabilmente rinfresca il rizoma (anche se a soffrire il caldo sono le radici) e sicuramente anche la nota proprietà antifungina dello sfagno in qualche modo collabora con la buona coltivazione. Ma ripeto: non è strettamente necessario. Nonostante ciò continuo a metterlo sulla superficie dei miei vasi di Heliamphorapoiché mi aiuta a capire quando il vaso si sta asciugando ed è ora di bagnare: lo sfagno, quando asciuga, diventa di colore biancastro e se lo sfagno sta asciugandosi vuol dire che lo stesso succede al vaso che lo ospita: è il momento di provvedere. Mi aiuta insomma a non inzuppare d’acqua i vasi e le radici delle mie heliamphore. E poi il suo colore verde brillante è un segno di giusta illuminazione. Insomma questo sfagno vivo serve più al coltivatore che alle heliamphore.
Coltivazione all’aperto
Non ho ancora provato a coltivare le mie heliamphore all’aperto, ma mi piacerebbe provare, quindi sto raccogliendo quante più informazioni possibili, che cercherò di riportare qui. Sicuramente è una bella scommessa ed un’ottima soddisfazione riuscire a coltivare bene un’Heliamphora sul balcone. Prima di tutto non si può pensare di prendere un’Heliamphora nata e vissuta in terrario e metterla sotto il sole cocente del mese di luglio. Anzi, ricordiamoci che anche le piante appena acquistate sono reduci da serre e terrari. Sistemerò qualche Heliamphora all’aperto a partire dalla primavera avendo cura di tenerle ombreggiate da una Sarracenia o altra pianta di maggiori dimensioni; questo non significa che l’Heliamphora non debba mai vedere il sole, ma piuttosto che debba stare riparata durante i mesi estivi più caldi. All’aperto, alle nostre latitudini, l’umidità è certamente meno elevata che sui Tepui e le piante subiranno una maggior perdita di liquidi, quindi ci si può permettere di tenere un paio di dita della solita acqua nel sottovaso, contrariamente alla coltivazione in terrario. Immagino che i periodi di maggiore difficoltà saranno il cuore dell’estate e il pieno inverno. Non sarà facile adattare un’Heliamphora a temperature che superano i 40° C, se non impossibile farla scendere sotto zero. La fantasia del coltivatore è la sola salvezza per evitarle caldane estive e gelate notturne. Sono abbastanza certa che, sia in piena estate che in pieno inverno, le piante rallenteranno fino a smettere di formare ascidi, ma sole e sbalzi d’umidità coloreranno molto meglio le piante all’aperto rispetto a quelle cresciute in terrario. Suggerisco di provare con le specie più robuste: H. heterodoxa ed H. minor. Sia in terrario che all’aperto Heliamphora può essere concimata con fertilizzante fogliare per orchidee.
Fioritura
Il fiore dell’Heliamphora nasce al posto di un nuovo ascidio, dall’ala dell’ascidio preesistente. E’ retto da un lungo (fin oltre mezzo metro) stelo di colore rosso molto intenso che porta sulla sommità una spiga di fiori bianchi a campanella.
I fiori non posseggono petali ma solo tepali bianchi molto ben sviluppati. Le componenti femminile e maschile di ciascun singolo fiore non maturano contemporaneamente per evitare l’autoimpollinazione. Si dice che i fiori di Heliamphora sono pre-femminili, cioè l’ovario del fiore è pronto e recettivo subito dopo l’apertura, mentre il polline dello stesso fiore non viene ancora rilasciato. Quando sullo stesso stelo si apre il secondo fiore, il cui ovario è pronto a ricevere il polline, le antere del fiore precedente rilasciano il polline se avvicinate da un insetto impollinatore che con lo sbattere delle ali produce la giusta vibrazione. Solitamente questi insetti sono api. In coltivazione possiamo imitare la vibrazione delle ali dell’insetto avvicinando un diapason alle antere. Se impollinato correttamente, l’ovario del fiore si gonfia, non perde i tepali e dopo 2-4 mesi è pronto a rilasciare i semi.
Alcune specie di Heliamphora producono un ascidio proprio sullo stelo del fiore, in particolare H. nutansha la caratteristica di mostrare ascidi “volanti”.
Riproduzione
Sia in natura che in coltivazione la riproduzione da seme è molto lunga e delicata. Le plantule di Heliamphora impiegano molti anni a produrre ascidi dalla forma adulta. Ho alcune piante nate da seme un anno e mezzo fa che oggi sono alte 1-1,5 cm e con soli 4 minuscoli ascidi. Inoltre i semi di Heliamphora germinano con difficoltà e solo se molto freschi. Sicuramente la strada migliore per la riproduzione di Heliamphora è la divisione del rizoma o delle plantule che crescono intorno alla piante madre.
Curiosità
Ho già scritto che Heliamphora non è una grande predatrice, ma in natura si sono osservate collaborazioni molto simpatiche: sono state viste ranocchie tranquillamente adagiate all’interno dei suoi ascidi, con il muso rivolto verso l’opercolo della pianta. Le rane non diventano prede dell’Heliamphora, ma appostate, attendono che le sostanze zuccherine attraggano qualche insetto, che ignaro del doppio pericolo, viene prontamente mangiato dalla rana in barba alla nostra Heliamphora. La nostra beniamina vegetale, però, trae nutrimento e concime dalle deiezioni rilasciate dalla ranocchia all’interno dell’ascidio (Peter d’Amato). Proseguo con un’altra curiosità: quando acquistiamo piante di Heliamphora, queste hanno spesso ascidi in forma giovanile. Presentano lo stesso dimorfismo degli ascidi di Sarracenia tra l’età giovanile e l’età adulta. Ci vogliono anche anni di coltivazione prima che una pianta presenti i primi ascidi adulti e tipici della specie coltivata. In foto si possono vedere ascidi giovanili di H. heterodoxa di circa 3-4 cm di lunghezza... ed hanno ancora di fronte tanta strada prima di diventare adulti!
Infine, come abbiamo visto, alcune specie di Heliamphora si divertono a fare crescere un ascidio anche sullo stelo floreale.